Come valorizzare i beni culturali, come far avvicinare le nuove generazioni al mondo dell’arte e dell’archeologia? All’Open Campus, un team di professionisti provenienti da tre aziende ha trovato la ricetta. Si tratta di Roberto Lai e del gruppo Renderingstudio – Seiès, di Jorma Ferino di SJM Tech e Gianni Alvito di Teravista, 20 anni di esperienza, curriculum brillanti alle spalle, i tre hanno scelto Open Campus, perché amano l’innovazione e quando si parla di fermento e novità lo spazio di co-working di Tiscali è il luogo ideale nel quale lavorare.
Ognuno di loro ha portato con sé l’esperienza del proprio team e il proprio know how, dal design e modellazione 3D, all’innovazione digitale, dall’entertainment ai cortometraggi animati, questi sono solo alcuni dei punti di forza di Renderingstudio-Seiès; a SJM Tech invece, si devono le applicazioni interattive 3D e serious game, mentre la fotografia aerea, la fotogrammetria e la modellazione sono una peculiarità di Teravista.
Gianni è il fotografo del gruppo. In che cosa consiste il vostro lavoro e come si articola? Siamo specializzati nella ripresa aerea a bassa quota con particolare attenzione ai temi del paesaggio e dell’ambiente. Nel corso degli ultimi 10 anni abbiamo mappato e fotografato buona parte del patrimonio archeologico sardo ed è grazie ad un ricchissimo archivio di immagini e riprese video che possiamo realizzare in brevissimo tempo progetti anche molto complessi e proporli alle istituzioni (“Sa Sedda e sos Carros” e il “Nuraghe Arrubiu di Orroli”). Il nostro patrimonio fotografico ci ha permesso di allestire presso il Museo Pigorini di Roma una istallazione sulla Sardegna archeologica con immagini e filmati aerei di grande impatto. Negli ultimi anni abbiamo investito anche sulle nuove tecnologie digitali di acquisizione, con l’utilizzo dei droni. Questa tecnica permette di creare modelli tridimensionali ad altissima risoluzione per tutte le applicazioni di modellazione 3D, per scopi tecnici e per il gaming.
Roberto, qual è il vostro obiettivo, quanto è importante l’innovazione nell’ambito dei beni culturali?
L’obiettivo del nostro lavoro è quello di rispondere ad una precisa necessità delle pubbliche amministrazioni, ossia quella di rendere fruibili i beni culturali, di veicolare alle nuove generazioni il patrimonio storico e i valori della tradizione e rendere i musei e i siti archeologici accessibili e attrattivi. Abbiamo importato il mondo dei video games nell’arte, ricreando spazi digitali e virtuali, inoltre grazie al supporto dei droni, abbiamo avuto la possibilità di cogliere aspetti inediti e immortalare torri e complessi nuragici da punti di vista inconsueti. La tecnologia consente di far rivivere l’emozione delle grotte, dei nuraghi, dei pozzi dei giganti, delle domus de Janas anche all’interno dei musei delle grandi città. Un’esperienza immersiva e totalizzante.
Jorma, raccontaci della vostra trasferta romana.
Di recente abbiamo allestito nelle sale del Museo Etnografico Pigorini la mostra “L’isola delle torri, Giovanni Lilliu e la Sardegna Nuragica”, abbiamo installato 8 monitor per ricreare l’ambiente della Sardegna nuragica, con foto aree dei nuraghi, uno slow motion con i bronzetti sardi ed il filmato “L’Isola delle Torri” girato sui più importanti siti archeologici della Sardegna. Abbiamo portato la Sardegna a Roma, abbiamo contaminato con la tecnologia un luogo quasi sacro come il museo etnografico, abbiamo accostato le luci e l’audio alle teche, due realtà per certi aspetti ossimoriche che si sono integrate perfettamente, abbiamo dato vita alla preistoria riproponendone i suoni, i colori, le sensazioni. Questo è il compito dell’innovazione, questo è il futuro della museografia e della didattica.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Riteniamo che per parlare con i giovani sia necessario utilizzare il loro stesso linguaggio e i lori stessi mezzi. È necessario rivivere il passato in maniera attiva e partecipata, facendo si che diventi un’esperienza sensoriale ed emozionale.