Uno stagista fra madri lavoratrici: come coniugare maternità e lavoro in Italia?

Aggiornamenti giornalieri su tutti i progressi dei loro bimbi, rassegna stampa su ogni singola parola pronunciata e sul rapporto con le maestre e i compagni d’asilo, report dettagliati su cosa mangiano, come lo mangiano e quanto dormono. Questa è la dieta informativa di uno stagista in Open Campus.

Eh sì… essere inserito in un team composto da tre mamme significa anche questo! A pochi giorni dalla festa della mamma, non mi resta che chiedermi: cosa significa essere mamma e lavoratrice? Si può riuscire a coniugare maternità e lavoro? Non so se riuscirò mai a darmi una risposta esaustive, ma ci voglio provare.

Inizierei dicendovi che significa tante cose: avere l’orecchio allenato ai pianti-sirena dei propri figli, presentarsi ogni mattina in ufficio con la palpebra calante di default per via delle poche ore di sonno; vuol dire avere il mal di testa un giorno sì e l’altro pure; significa che mentre lavori ad un re-brief da consegnare al cliente, ti stai chiedendo come si sia trovata la bambina con la nuova maestra d’asilo. In poche parole, significa riuscire nell’impresa colossale di destreggiarsi tra il lavoro, la casa e la crescita del proprio figlio, con tutti gli imprevisti dell’ultimo minuto. Un’impresa che definire tale è un eufemismo.

Conciliare maternità e lavoro: noi ci proviamo

Ho capito così che essere madri e lavoratrici è sicuramente difficile ed emozionante allo stesso tempo, ma ho anche capito che in Open Campus non ci si piange addosso e – nell’attesa che il nostro Paese si svegli dal sonno profondo in cui riversa – si cercano soluzioni per consentire alle donne un rapporto più sereno fra maternità e lavoro.  Tra queste, rientrano sicuramente:

  • orari sempre flessibili che, per esempio, permettono di conciliare il lavoro con l’inserimento al nido del proprio piccolo;
  • smart working ogni volta che lavorare da casa può essere strategico;
  • una zona living con cucina e dispensa spaziosa, dove poter cuocere un risotto last minute quando, tra mille impegni, non si è avuto il tempo;
  • stipulare una convenzione con l’asilo più vicino al luogo di lavoro.

Nel nostro caso, si tratta di BimBumBimbo, l’asilo visibile dalla nostra living room che accoglie i bambini dei coworker, accompagnandoli in un percorso di crescita sano e inclusivo.

Così, alcune mamme che lavorano qui, hanno aderito al progetto dell’asilo aziendale.

L’opportunità di BimBumBimbo

Oltre ad Alice, Michela e Claudia – rispettivamente CEO, academy coordinator e art director del nostro team – c’ è anche Valeria, dipendente dell’ANPAL che, lavorando da remoto, ha deciso di venire nel nostro coworking e di affidare suo figlio Marzio a BimBumBimbo. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.

Come hai gestito nella prima fase della pandemia il rapporto tra maternità e lavoro? Quali difficoltà hai incontrato?

“Nella prima fase della pandemia è stato davvero difficile: con il lockdown totale, il lavoro da remoto e gli asili chiusi ho dovuto trovare delle soluzioni temporanee per conciliare le due cose. Essendo Marzio molto piccolo, era difficile spiegargli che sua mamma non poteva stare con lui pur essendo in casa.”

 Quando e perché hai deciso di scegliere il nostro coworking e usufruire dell’asilo BimBumBimbo?

“Lavoravo al 50% in presenza e al 50% da casa, ma non disponendo di una postazione comoda e idonea a casa, cercavo sia una postazione di lavoro che un asilo per Marzio. Inizialmente li cercavo separatamente, ma poi ho scoperto Open Campus, che mi dà la possibilità di portare il bambino all’asilo, fermarmi qua a fianco e, quando finisco di lavorare, andare a riprenderlo comodamente.”

Come ti stai trovando? Hai notato un miglioramento nella gestione del rapporto fra vita privata e professionale?

“Mi sono trovata davvero bene, perché oltre alla mia serenità nel gestire il mio rapporto con il lavoro, ho notato dei riscontri positivi nella crescita e nello sviluppo del bambino: all’asilo ho trovato persone competenti e preparate, che sanno gestire in maniera professionale l’educazione del bambino.”

E io, cosa sto imparando?

Senza dubbio le mie skill in termini di “Family Affairs Management” sono cresciute e possono sempre far comodo, anche in ottica futura! Chissà se lavorando al loro fianco, imparerò anche la famosa arte del multitasking (ne dubito fortemente). Certo è che mi impegnerò al massimo per alleggerire il carico di lavoro delle mie colleghe, ascoltarle e venire incontro alle loro esigenze.

maternità, smart working, welfare aziendale

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