Steve Jobs e il suo garage, Ambrogio e la sua auto, Walter White e il famoso camper. Questi binomi inscindibili sono composti da lavoratori appassionati e un ambiente ideale per far fiorire o svolgere al meglio la propria attività. Pensa quanto sarebbe meno efficiente Ambrogio se non avesse la sua macchina con il futuristico vassoio pieno di Ferrero Rocher!
Un’idea geniale può venire ovunque, ma trovare un ambiente favorevole allo sviluppo del business è ugualmente importante e sicuramente questo è uno dei motivi che spinge tanti a scegliere un coworking invece che un ufficio solitario.
Abbiamo fatto una chiacchierata con due attivi protagonisti della nostra community, chiedendogli in che modo Open Campus abbia influito sul loro percorso di crescita professionale.
Da one man company ad agenzia di performance marketing
Michele qualche anno fa lavorava a Londra per l’azienda iCrossing UK, che si occupa principalmente di pay per Click, SEO e Analitycs. Il suo ruolo era quello di paid search analyst. Nonostante fosse molto soddisfatto dal punto di vista professionale, cercava qualcosa di più: uno stile di vita migliore, una qualità della vita maggiore.
“Prima di partire”, mi racconta Michele, “avevo già avuto esperienze come freelance ma affacciandomi in questa nuova esperienza inglese mi si è aperto un mondo. Esclusa l’idea di fare il libero professionista lì (perché non sarebbe convenuto poi così tanto, non solo economicamente ma soprattutto nell’ottica di ricerca di una migliore qualità della vita) ho scelto insieme alla mia compagna di tornare in Sardegna.”
“Il mio primo obiettivo”, continua, “era quello di trovare un ufficio, per dare dei ritmi umani alla mia giornata lavorativa, che un po’ rischiavo di perdere avendo clienti con diversi fusi orari. Volevo incontrare nuovi colleghi perché credo che ci siano maggiori possibilità di crescita se ci si confronta. Volevo creare qualcosa qui, replicando la bella realtà lavorativa che avevo trovato in Inghilterra.”
Oggi sono in quattro nella Micky Mereu online advertising ad occupare le scrivanie del nostro spazio di coworking e gli altri coworker contribuiscono ogni giorno a stimolarli oltre che a fargli prendere coscienza dei loro punti di forza.
Micky ci racconta anche quanto sia importante per lui il contesto fatto di ulivi e prati verdi, un’oasi di tranquillità ben diverso dallo scenario londinese METRO – BUS – METRO e ASCENSORE.
“Attualmente la maggior parte dei clienti con cui lavoriamo si trova all’estero. Ma è sicuramente un buon momento per iniziare a creare relazioni sul territorio grazie alla rete di professionisti che Open Campus mette in contatto.”
Ufficio che vince non si cambia
È il turno di Chiara Sini che ci racconta la sua esperienza nel nostro coworking. Un’esperienza iniziata nel 2013 con la nascita di Guide me right proprio in Open Campus, quando la startup vince il primo Startup weekend organizzato a Cagliari.
Adesso le cose si sono evolute ma “Abbiamo sempre mantenuto la sede in OC, scegliendolo anche quando Guide me right si è fuso con un’altra startup One Thousand Italy dando vita ad Edgar, un’app di digital concierge dedicata a chiunque gestisca una struttura ricettiva.“ Con Edgar, ogni host può personalizzare l’app per assistere al meglio i propri clienti e gestire in modo più efficiente la propria struttura.
Chiara ci spiega il modello di business di Edgar che si basa sulla combinazione di B2B (attraverso la sottoscrizione da parte della struttura che paga una licenza per usufruire del servizio) e B2C (con le commissioni relative alle transazioni, nel momento in cui gli ospiti acquistano servizi esterni, che vengono divise in revenue share con la struttura).
Le costanti in questa storia di crescita sono tre: l’ambito tech&tourism, il nostro coworking e Guide me right che continua a battere forte nei server del nuovo digital concierge creato dal team in cui Chiara è Key Account Manager.
“La postazione e buona parte del team sono in Open campus, perché è un ambiente che ha sempre portato vantaggi in termini di networking e contaminazione con le altre aziende. Da non sottovalutare l’importanza della flessibilità di questo spazio per cui, se il team si allarga o si riduce, il nostro posto c’è sempre. In più l’alto Know how in termini di tecnologia ci ha sempre facilitato nel trovare collaborazioni con i freelance.”
Diverse ricerche confermano come l’ambiente lavorativo influisca sulla vita di ogni lavoratore e di ogni azienda. Noi non siamo scienziati ma ci piace pensare che le storie – fatte di passione per il proprio lavoro – che crescono tra le nostre scrivanie siano anche un po’ frutto dell’ambiente in cui nascono e si sviluppano.
Il post è un contributo al Blog di Open Campus da parte di Federica Quattrone – Fare Digital Media.