Gianluca Dettori è uno dei più noti venture capitalist italiani, lavora nel campo delle tecnologie e dei mercati digitali fin dalla prima metà degli anni ’90. È stato tra i co-fondatori di Vitaminic e a partire dal 2006 di dPixel fondo che si occupa di seed investing. Una delle sue più recenti iniziative è Barcamper, un tour itinerante in tutta la penisola alla ricerca delle migliori idee imprenditoriali italiane.
Come mai ha deciso di occuparsi di venture capital?
“Un po’ per caso. Quindici anni fa ho fatto una start up finanziata da un venture capitalist e ho conosciuto questo mondo. Dopo aver venduto la mia società ho iniziato ad investire come angel investor e da lì l’attività si è evoluta fino alla creazione, insieme a degli amici, di un vero e proprio fondo di investimento”.
In quali settori investe dPixel e quale è la dimensione media degli interventi?
“Investiamo esclusivamente nel settore digitale di internet e siamo specializzati nel settore seed ovvero siamo i primi investitori che affiancano la start up quando partono. L’investimento medio fino ad ora è stato attorno ai 150.000 euro però il range degli investimenti è da 50.000 euro a 300.000”
Una delle sue ultime iniziative è Barcamper. Di cosa si tratta?
“È un modo innovativo di essere venture capitalist. Ricevevamo 1000 business plan all’anno e tra questi ne selezionavamo 100/150 da incontrare fisicamente nei nostri uffici. Dallo scarso anno abbiamo cambiato questa dinamica decidendo di andare noi fisicamente in 60 città italiane per incontrare gli aspiranti startupper. Quest’anno faremo 1000 incontri, ciascuno di 20 minuti, per selezionare 100/150 imprenditori che poi aiuteremo a sviluppare un vero e proprio business plan. Le 50 migliori iniziative saranno poi presentate a tutti gli investitori italiani in nuove tecnologie e molte di queste saranno finanziate”.
Alcuni incontri del Barcamper saranno dedicati ai potenziali imprenditori nel settore nautico. Come mai questo interesse verso un comparto lontano da internet?
“La nostra sfida è quella di trovare idee innovative da applicare a barche da 1 milione di euro in su che contengono molta tecnologia. Questa decisione è in linea con il nostro obiettivo di fare un nuovo fondo di investimento guardando anche a mondi diversi da internet ma che comunque con esso hanno molte connessioni”.
È possibile delineare un profilo di caratteristiche che lo startupper deve avere?
“Per fare un investimento le prime cose che guardiamo sono proprio le caratteristiche umane degli aspiranti imprenditori. Il tratto comune è il sentire che la propria strada è quella di fare una propria azienda seguendo delle passioni o dei filoni di ricerca. Spesso le iniziative nascono dall’università, per esempio da una specifica tesi di laurea”.
Ci sono dei limiti di età per essere starupper?
“No è un’indole. La storia poi insegna che i cicli delle imprese innovative hanno un tempo delimitato. Se la società va bene dopo 6, 7 anni molto probabilmente viene venduta e si incomincia con una nuova esperienza”.
Il ministro Passera per favorire le startup ha varato il decreto Sviluppo 2.0 convertito in legge lo scorso dicembre. Le misure contenute sono sufficienti?
“È ancora prematuro esprimere un giudizio anche perché in molte parti mancano i regolamenti attuativi. Posso però dire già da ora che sul fronte delle risorse non è stato fatto abbastanza. La legge doveva contenere diverse gambe ma purtroppo è venuta a mancare quella dei soldi. È un tema molto importante perché le startup hanno bisogno di capitali per partire e oggi purtroppo ce ne sono pochi a disposizione”
Di che cifre stiamo parlando?
“Di investimenti che il Paese, nonostante la crisi, potrebbe tranquillamente permettersi. Per costituire un fondo dei fondi statali sarebbero sufficienti 150/200 milioni, nulla paragonati con le enormi risorse gestite dai fondi previdenziali, dalle fondazioni bancarie e dalle assicurazioni”.
Torniamo a Barcamper, cosa devono fare gli aspiranti startupper per incontrarvi?
“È scritto tutto sul nostro sito: www.barcamper.it”
Intervista di Michael Pontrelli